L’Associazione Flavio Beninati è lieta di annunciare che sabato 28 maggio 2016 avrà luogo, presso la propria sede in Palermo, una conferenza del sociologo e filosofo Riccardo Campa dal titolo Il culto del corpo. Una prospettiva genealogica e biopolitica.
Il Prof. Campa, già presidente oltrechè fondatore dell’AIT (Associazione Italiana Transumanisti), vive e lavora a Cracovia dove svolge le sue attività di insegnamento e di ricerca presso l’Università Jagellonica.
Sabato 28 maggio 2016
via Quintino Sella 35 (PA)
PREMESSA
Il culto del corpo nella società contemporanea è un fenomeno che è stato osservato e analizzato da molti studiosi. Personaggi dello sport e dello spettacolo sono idolatrati, da pubblico e critica, per le loro capacità atletiche e professionali o per il loro aspetto fisico.
Si assiste a una continua esibizione di corpi perfetti sui media per veicolare messaggi pubblicitari. Le stesse persone comuni – in un tentativo di emulazione – dedicano gran parte del tempo alla “manutenzione” e all’esibizione del proprio corpo. Attività sportive non agonistiche finalizzate all’abbellimento dei corpi (fitness e body building in primis), regimi dietetici personalizzati, uso di prodotti cosmetici, stili di vita ritenuti salutari, assunzione di integratori alimentari per aumentare memoria e attenzione, interventi di chirurgia plastica per finalità estetiche, piercing e tatuaggi, accurata scelta dell’abbigliamento volta ad evidenziare peculiari caratteristiche anatomiche dei corpi, medicina e chirurgia preventiva, sistematica riproduzione fotografica dei propri corpi (i cosiddetti selfie), perfezionamento delle immagini dei corpi tramite Photoshop o altri programmi grafici, copiosa diffusione in rete delle rappresentazioni iconografiche. Queste sono solo alcune delle attività che caratterizzano la vita quotidiana di molti cittadini dei paesi occidentali e di altri paesi industrializzati.
Questo fenomeno, come altri, appare del tutto ovvio a chi vi è immerso. Come notava Marshall McLuhan, «una cosa di cui i pesci non sanno assolutamente nulla è l’acqua». A mostrare ai cittadini europei e americani l’acqua culturale in cui nuotano, hanno contribuito gli immigrati mediorientali e nordafricani. Vedere donne coperte dalla testa ai piedi, con burqa e chador, camminare nelle vie delle città occidentali, ha fatto capire a molti cittadini che l’esibizione del corpo è un tratto culturale autoctono e non un’esigenza naturale. Attraverso l’incontro-scontro delle culture, ciò che era già noto agli studiosi più attenti è entrato nelle coscienze della gente comune.
Cade in errore, dunque, chi pensa che prestare attenzione alla bellezza e alla forza dei corpi rappresenti uno scivolamento nel frivolo. Non lo è affatto, soprattutto se si comprende lo stretto rapporto che intercorre non soltanto tra corpo e cultura, ma anche tra corpo e potere. Parlare di corpi, di corpi e potere, di potere sui corpi e di potere dei corpi, significa porsi una questione di capitale importanza. Anche perché, intorno alla questione del corpo, si registra una notevole dissonanza assiologica nella stessa società occidentale. Per qualcuno, la “manutenzione” del corpo è un sano e gioioso atteggiamento verso la vita, piena accettazione dell’esistenza in questo mondo, via maestra per trovare anche un equilibrio psichico, secondo il noto motto di Giovenale: Mens sana in corpore sano. Per qualcun altro è invece un’insana e maniacale ossessione, vuota e fugace rincorsa dell’effimero, edonismo senza profondità che distoglie dai valori autentici.
In questo articolo, seppure in modo necessariamente frammentario, intendiamo portare in superficie alcuni risvolti filosofici e sociologici del culto del corpo: i meccanismi che lo generano e quelli che lo reprimono, le forme che concretamente assume, il suo possibile sviluppo in relazione all’irrompere sulla scena di nuove tecnologie del bíos. Sul piano metodologico, procederemo mettendo a confronto alcune narrazioni già emerse nel corso della storia del pensiero occidentale, per poi provare ad abbozzare considerazioni più generali, legate all’attualità, nelle conclusioni. L’approccio che adotteremo è quello foucaultiano dello “scavo archeologico”, ossia un percorso di ricerca che procede a ritroso, dal presente al passato, dalla superficie alla profondità, da ciò che vediamo a occhio nudo a ciò che è nascosto nelle pieghe della storia, per inquadrare la questione in prospettiva genealogica. (…) Continua a leggere
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