PRESENTAZIONE LIBRO
Presentazione del libro di Michele Mulia “Le strade di ieri” (BRÈ Edizioni, 2021).
Dialogheranno con l’autore l’editor Fabrizio Corselli e Carla Garofalo.
Letture dell’attore Gigi Borruso.
Martedì 15 DICEMBRE 2022
ORE 18,00
Via Quintino Sella 35
* Ingresso libero
L’AUTORE
Michele Mulia è nato a Palermo nel dicembre del 1961. È insegnante di matematica (spesso) e attore teatrale (raramente).
Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di poesie “In forme”. Per il teatro ha scritto “Resti”, che ha debuttato a Palermo nel febbraio del 2000, “Alone”, “Portella” e “Quarto” pubblicati nel 2015 nel volume “Il teatro nascosto”. Nel 2019 ha pubblicato la silloge “Parole punti lacrime silenzi”.
IL LIBRO
LE STRADE DI IERI – SILLOGE POETICA
Autore: Michele Mulia
Editore: BRÈ Edizioni
Collana: Poesia
ISBN: 9791259701121
Data di pubblicazione: Ottobre 2021
Pagine: 104
Formato: cm 12,5×20,5
Rilegatura: Brossura
Sinossi
Gli uomini risorgono sempre dal male subìto.
Scritta così, questa frase sembra un assioma euclideo. È così, e va bene per tutti e sempre. E poi gli assiomi non si dimostrano, si accettano per costruirci sopra i nostri ragionamenti (e il Quinto Postulato che ha confuso tutto e ci ha regalato altri mondi?). Senza alcuna pretesa geometrica, né tanto meno filosofica, ho scritto questi versi suddividendoli in Quattordici Quadri e Quattro Elementi, preceduti da un Prologo e chiusi da un Epilogo. Tra Quadri e Elementi c’è un Intermezzo. Nei Quadri si parla di male subìto, negli Elementi di una nuova possibile vita. Il numero Quattordici potrebbe rimandare alle quattordici Pinturas negras di Goya o alle quattordici Stazioni di una Via Crucis laica. Il Quattro potrebbe far pensare agli elementi fondamentali di una cosmogonia o ai punti cardinali. Fate voi. Ecco allora versi dove non c’è un “io”, intimo o narrante, che si svela o racconta, ma un “noi” anti-epico e disperato che grida per non avere ancora trovato una direzione per l’utopia che sembra non si possa raggiungere mai del tutto. Tuttavia, il “noi” non si rassegna, urla contro l’arroganza di ogni forma di Potere e insegue l’impossibile usando parole ultime, definitive come addii senza ritorno.
Sono, come sempre, attimi dettati, appuntati e raccolti dai miei sensi ovunque mi sia trovato, dalle attese all’Ufficio Postale alle passeggiate sul lungomare. La collezione d’attimi, però, finisce con il trasformare l’affermazione di apertura nella domanda perenne senza risposta: le parole sono le stesse. Basta cambiare solo il punto finale. Gli uomini risorgono sempre dal male subìto?