La percezione dell’arte

TAVOLA ROTONDA

Un gruppo di addetti ai lavori discuterà di come in questo anno e mezzo di straordinari cambiamenti (per certi versi paradigmatici) sia mutata la percezione del nostro intorno e conseguentemente di come si sia ricalibrato il nostro occhio sulla più significativa delle attività “superflue” dell’uomo: l’arte.

Con Laura Barreca (curatrice e storica dell’arte), Alberto Dambruoso (curatore e storico dell’arte), Giuseppe Stampone (artista) e Manfredi Beninati (artista).

Giovedì 24 GIUGNO
ORE 19:00/20:30

EVENTO IN STREAMING


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INTRO

Salve ragazzi, come vi ho già accennato, giovedì 24 giugno vorrei fare la prima di una serie di tavole rotonde in streaming (ca. 60 mins) sull’evoluzione del linguaggio dell’arte e nuovi metodi comunicativi. Saremo in quattro: Laura Barreca, Alberto Dambruoso, Giuseppe stampone ed io. Eccovi alcune domande attorno a cui provare ad elaborare le nostre idee, sia sulla scorta dell’esperienza che ciascuno di noi ha vissuto in questo ultimo periodo e sia su un piano puramente ideale. (NB. Sto dando per scontato che distanziamento sociale, contingentamento e zone colorate rimarranno alla base della nuova socialità):

  1. Come si sono o si dovranno adattare gli artisti a questa nuova socialità che giocoforza modifica i metodi espositivi?
  2. Le istituzioni, i musei in primis, sono attrezzati per adattarsi alle nuove esigenze?
  3. In un mondo che si può già facilmente intravedere sarà (più presto di quanto la gente possa sospettare) regolato da un codice del tutto digitalizzato (vedasi Singularity di R. Kurzweil) e quindi impalpabile, etereo e non ragionato ma governato da un’intelligenza collettiva, di rete e globale, che ruolo avrà l’arte? E soprattutto come si distinguerà da tutto il resto? Ho sempre pensato, sin da bambino, che il concetto dell’arte può essere riassunto nella capacità di esprimere l’unicità di un individuo. Che la sua esperienza è unica perché il suo punto di vista lo è. Se così fosse, allora non ci sarebbe più spazio per l’arte intesa come ricerca, formale o espressiva che sia. Ma questo è, forse, un problema che non ci riguarderà per alcuni anni. Se rimaniamo nell’ambito dell’immediato (diciamo dei prossimi due, tre anni), la trasformazione dovrebbe/potrebbe essere certamente sensibile ma non ancora sconvolgente.
  4. Come v’immaginate il pubblico del futuro prossimo immediato?
  5. Che ruolo avrà il curatore?

Manfredi Benininati
14 giugno 2021